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"L’ora di greco" di Han Kang: tra linguaggio e silenzio, un viaggio nell'essenza dell'essere

Writer: Mariaconsuelo TiralongoMariaconsuelo Tiralongo
"È un silenzio freddo e rarefatto, come un’ombra privata del proprio corpo, come il tronco cavo di un albero morto, come lo spazio oscuro tra una meteora e l’altra."

L’ora di greco di Han Kang, pubblicato in Italia da Adelphi nel 2023, è un’opera che scava nelle pieghe della comunicazione e del silenzio, esplorando i limiti del linguaggio e della percezione. Con uno stile che unisce frammentazione e lirismo, la scrittrice sudcoreana consegna ai suoi lettori un romanzo capace di turbare e affascinare, proseguendo il percorso di ricerca iniziato con lavori come La vegetariana e Atti umani. Han Kang, ancora una volta, pone quesiti scomodi sulla fragilità umana e sul bisogno di comunicazione e connessione, che il lettore si ritroverà a decifrare con fatica.


L'articolo è suddiviso in:


 

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Una trama di silenzi e dissoluzioni

La narrazione si dipana lungo due linee parallele, seguendo una donna che perde l’uso della parola e un uomo, insegnante di greco, che convive con una progressiva cecità. I protagonisti si muovono in un universo interiore fatto di vuoti e privazioni. Lei, avvolta nel nero del lutto, porta il peso della morte della madre e della perdita della custodia del figlio; lui, segnato da un rapporto irrisolto con il padre e da un amore giovanile spezzato, affronta l’ombra crescente della sua vista che si affievolisce.


Questi due percorsi apparentemente divergenti trovano un punto di incontro nel linguaggio: lei si iscrive a un corso di greco, lui ne è l’insegnante. La lingua antica, con la sua complessità e precisione, diventa un ponte tra le loro esistenze frammentate e una lente attraverso cui indagare il significato del comunicare. Tuttavia, il greco non è solo uno strumento di connessione, ma anche una forma di riparo. Per la donna, rappresenta un’ancora contro il silenzio che la avvolge; per l’uomo, una mappa per navigare nel buio incombente.


Il linguaggio come rifugio e limite

Uno dei temi centrali del romanzo è il rapporto tra linguaggio e identità. La perdita della parola da parte della protagonista non è solo un trauma psicologico, ma un evento filosofico: una tabula rasa che la riporta a un silenzio primordiale, precedente alla nascita. Come lei stessa osserva, questo silenzio non ha la stessa qualità del passato: è più simile a quello che segue la morte. Le sue rare parole, pronunciate o immaginate, sembrano scaturire da un rapporto quasi fisico con il linguaggio, come dimostra il suo sogno di una parola capace di condensare tutte le lingue dell’umanità, un’esplosione che potrebbe disintegrare il mondo stesso.


Per l’insegnante di greco, invece, il linguaggio diventa una vera e propria forma di lotta personale contro l’oblio. Le sue lezioni sono permeate da un’ossessione per la precisione e la bellezza della lingua greca, vista come un lascito di civiltà in declino. Attraverso il greco, l’uomo cerca di preservare una parte di sé e di opporsi alla dissoluzione causata dalla cecità.


L’incontro tra due solitudini

L’ora di greco che i protagonisti condividono diventa uno spazio di intesa inconsapevole, un terreno neutro in cui il silenzio di lei e la cecità di lui trovano una forma di armonia. La polvere del gessetto sulla lavagna e la grafite della matita sul quaderno sono simboli tangibili di un dialogo che trascende il visibile e l’udibile. La lezione di greco non è solo un esercizio linguistico, ma un rito in cui il tempo e lo spazio si sospendono, permettendo ai due di esplorare le profondità della propria interiorità.


Questa connessione si arricchisce di immagini e ricordi che conferiscono al romanzo una dimensione poetica. Lei recupera frammenti di bellezza in un caleidoscopio infantile, lui nei sogni di una pioggia di perle o nelle lanterne dorate di una sera di Seoul. Entrambi sembrano cercare una forma di Bellezza che li sottragga alla crudeltà della realtà, un desiderio che richiama il pensiero platonico del Bello come ideale irraggiungibile.


Oriente e Occidente in dialogo

Il greco antico, lingua morta eppure vibrante di significato, assume un ruolo cruciale nella narrazione. È un simbolo di dialogo tra Oriente e Occidente, un ponte culturale che unisce Seoul all’Europa. Attraverso i ricordi del professore, che ha vissuto in Germania, emerge una geografia emotiva in cui il greco diventa una lingua neutra, capace di ospitare la complessità delle loro esperienze.


Ma la scelta del greco va oltre il simbolismo culturale. La sua struttura rigorosa e le sue regole precise rappresentano un tentativo di trovare ordine nel caos della vita. Come osserva l’insegnante, la lingua greca, nella sua perfezione formale, rispecchia la condizione di una civiltà al culmine della sua maturità, ma anche sull’orlo del declino. In questo senso, il greco non è solo una lingua, ma un riflesso della fragilità umana e della sua incessante ricerca di significato.


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Han Kang fotografata da David Levene per "The Guardian". Tutti i credits della foto vanno a David Levene

Un romanzo frammentato

Han Kang, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 2024, costruisce L’ora di greco come un esperimento narrativo che sfida le convenzioni romanzesche. La trama si dissolve in frammenti, lasciando emergere un’atmosfera di straniamento che invita il lettore a un coinvolgimento cerebrale più che emotivo. Le immagini evocative, i monologhi interiori e le riflessioni filosofiche creano un mosaico che deve essere ricomposto con pazienza, seguendo il ritmo della vista offuscata dell’uomo e dei silenzi della donna.


Questa frammentazione potrebbe rendere la comprensione del romanzo meno immediata rispetto ad altre opere di Han Kang, come La vegetariana. Tuttavia, è proprio nell’assenza di una narrazione lineare che risiede la sua forza. L’ora di greco non è un libro che si limita a raccontare una storia: è un’opera che esplora le possibilità e i limiti del linguaggio, la tensione tra comunicazione e incomunicabilità, e il desiderio di trascendere le barriere della percezione.


L'ora di greco: un viaggio nella complessità umana

Ho incrociato Han Kang nel mio percorso da lettrice qualche mese fa, quando è stata proposta la lettura de L'ora di greco nel gruppo di lettura che frequentavo. Ero emozionata all'idea di incontrare nuovamente questa autrice, soprattutto dopo la lettura de La Vegetariana che aveva creato in me grosse aspettative anche rispetto a questo romanzo.


Come spesso mi è capitato leggendo romanzi acclamati dalla critica, non è stato amore a prima vista. Han Kang ha uno stile spigoloso e frammentario che non mi ha certo agevolato nella lettura, anzi, devo ammettere che più di una volta ho pensato bene di abbandonarla. Nonostante questo, però, alla fine sono riuscita ad apprezzare la sua opera e posso affermare con certezza che L’ora di greco è un romanzo che può essere compreso solo se il lettore accetta di abbandonare ogni tipo di certezza, che sia essa stilistica o di linguaggio, per lasciarsi sorprendere dalla mente visionaria dell'autrice. Il risultato è un viaggio doloroso attraverso le pieghe della fragilità umana.


Come nella tragedia greca, infatti, la conoscenza emerge attraverso il dolore (páthei máthos), trasformando la sofferenza in comprensione. La perdita della parola e della vista non sono semplici privazioni, ma vie verso una consapevolezza più profonda.


Leggere Han Kang significa confrontarsi con la fragilità dell’esistenza e con il bisogno universale di connessione. È un’esperienza che lascia il segno, non perché offra risposte, ma perché apre uno spazio di riflessione in cui ogni lettore può trovare il proprio significato. Come suggerisce l’antico adagio greco, chalepà tà kalá – le cose belle sono difficili – e questo romanzo, con la sua bellezza complessa e sfuggente, ne è la dimostrazione perfetta.


 

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Autrice: Mariaconsuelo Tiralongo


Classe 2000, figlia del Mar Ionio e dei Monti Iblei. Da sempre appassionata di letteratura e scrittura creativa, è founder e capo redattrice di Voci di Carta. La trovate su @mylifeas__c

1 Comment

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Guest
Mar 02
Rated 5 out of 5 stars.

grazie per la recensione onesta e sentita

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