La letteratura […] è la Terra Promessa in cui il linguaggio diventa quello che veramente dovrebbe essere.
Avevo 17 anni quando ho letto questa frase per la prima volta. Non ricordo quando mi è stato consigliato questo libro, né dove l’ho trovato. Ricordo però che il carico immaginario dei termini usati e, soprattutto, la chiarezza della formulazione mi fulminò di colpo, e ancor non m’abbandona.
Questo articolo si divide in:
Introduzione a "Inesattezza" da Lezioni Americane di Italo Calvino
Italo Calvino fu il primo italiano invitato a tenere le famose “Charles Eliot Norton Poetry Lectures” dall’Università di Harvard nel 1985. Fu solo invitato, però. Un ictus lo colse l’anno prima, e lui queste lezioni non le tenne mai. Per nostra fortuna, fece in tempo a redigere il testo di quasi tutte le lezioni, pubblicato postumo sotto il nome di Lezioni Americane dalla Einaudi. La citazione che apre questo articolo viene dal terzo capitolo, Esattezza.
Qui Calvino si interroga su cosa significhi essere precisi e quanto sia necessario esserlo mentre si crea un’opera letteraria. Vengono portati numerosi esempi tratti dalla letteratura occidentale e il discorso si fa presto più generale, fino a tracciare la famosa teoria dei due modi di generazione dell’opera letteraria, rappresentati dal cristallo e dalla fiamma. Nel primo, c’è la moltiplicazione di una schema secondo regole precise, nel secondo l’allargamento di una figura sola, esteriormente compatta ma al cui interno c’è il caos.
Ma la tesi di fondo è questa: ogni opera, anche quella che riesce a creare la più grande sensazione di smarrimento nel lettore, è sempre frutto di attento calcolo e precisione, derivanti da una particolare visione del mondo.
Mi sono portato dietro questo principio per molto tempo, prima di metterlo parzialmente in dubbio.
La mia risposta alla confusione
Ammettiamolo: viviamo in un tempo di confusione. Mi sento confuso quando mi guardo intorno, e confusi come me sono i miei coetanei. Le parole, sbattute di qua e di là negli studi televisivi come in un convulso ping-pong, vengono martoriate ancora di più nella frenesia del commento sui social. Io stesso ne sono stato vittima: i miei ragionamenti si erano fatti più brevi, il lessico povero, nulla usciva fuori dal breve botta e risposta a cui mi ero abituato. Leggendo Calvino, mi ero schierato con i gelidi cristalli, alla ricerca di una soluzione.
Ragionevolmente allora mi sono rivolto ai libri, o addirittura, se ne avevo (e non ne ho spesso) la forza, ho scritto per me o per pochi amici, per lo più poesia. Non ho mai avuto la pretesa di creare capolavori, ma mi piaceva l’idea di poter mettere a frutto quella particolare visione del mondo che mi accompagna. Sono andato a visitare quella “terra promessa”, cercando costruzione e ordine, perché altrove non li trovavo.
Ancora dubbi
Quasi due anni fa, però, ho avuto una discussione con due amici che sostenevano l’assoluto primato del sentimento sulla costruzione. Per loro il potere terapeutico della poesia era una cosa troppo importante perché venisse brutalmente incasellato in delle rigide griglie. “Non posso chiudere la mia anima in una gabbia così stretta, neppure se la creo io”.
Ammetto che ci scaldammo un poco. Quel discorso toccava alcune corde scoperte di tutti noi, tanto che ci siamo ritrovati a decidere tacitamente di non parlare più di argomenti simili.
Io invece, quando il fervore si è quietato, ho rivolto gli occhi di nuovo verso le mie poesie. Ho capito il problema: a furia di arrovellarmi su quanto avevo compreso (o pensavo di aver compreso) di Calvino, ero andato all’estremo opposto, privilegiando l’ordine sul sentimento. Avevo lasciato che una parte di ciò che volevo dire si disperdesse per sempre sotto il peso della cura formale. Detto in modo più semplice, a causa di una buona dose di perfezionismo avevo scritto poco, e quel poco, con grande fatica. Forse non sono un cristallo?
Perchè dovresti leggerlo?
Dopo tutto questo tempo, mi sento di consigliare caldamente la lettura di Esattezza, insieme all’opera intera, Lezioni Americane. Si tratta di una buona fonte d’ispirazione per chi voglia capire cosa significhi scrivere in compagnia di un maestro. Attenti però a non farvi coinvolgere troppo: il potere seduttivo di schemi troppo rigidi può portare a scottarsi (o a gelarsi, come è successo a me).

Autore: Rossano Pio Fragale
Dice che gli piacciono le cose vecchie e la gente nuova, per questo vorrebbe farne il suo lavoro. Studia Lettere Antiche, classe 2002. Lo trovate anche su instagram @rossanofragale
Comments