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"Perché leggere i classici": Voci di Carta parte da Italo Calvino

Writer: RedazioneRedazione

Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell’universo, al pari degli antichi talismani

Italo Calvino, Perchè leggere i classici


Presentazione

Voci Di Carta nasce come progetto  focalizzato sulla letteratura contemporanea, per cui vi risulterà forse strano leggere tra le nostre pagine virtuali un articolo dedicato a un classico della letteratura italiana. 


La verità è che già da tempo la redazione rifletteva sulla possibilità (ma anche sulla necessità) di indagare il passato. L’essere umano, dopotutto, ha sempre tentato di rispondere agli stessi quesiti esistenziali, per cui  riteniamo interessante affrontare nel cammino verso la scoperta di noi stessi anche letture appartenenti a epoche differenti. 

Siamo sempre state profondamente convinte che la letteratura fosse in grado di cambiare la realtà e il modo in cui la percepiamo, che davvero potesse entrare e interrare un seme nella personalità di ognuno e Calvino, in questo, si è sempre dimostrato estremamente capace riuscendo, ancora oggi, a mantenere il proprio posto tra gli autori più apprezzati.  


Con i suoi romanzi, i suoi racconti e i suoi saggi, Italo Calvino sottolinea l’importanza di ricordare il passato, di renderlo parte della nostra identità senza dimenticarci di mantenere uno sguardo di curiosità su un presente in continuo mutamento. E’ proprio da qui che parte il viaggio di Voci Di Carta verso la riscoperta della letteratura classica. 


Mariaconsuelo Tiralongo e Francesca Gasparello



L'articolo è suddiviso in


Chi è Italo Calvino?

“Mi chiamo Italo Calvino, sono nato a Parigi il 26 settembre del 1928”. Per quanto falsa sia questa affermazione, se avessimo la possibilità di parlare con Calvino, probabilmente direbbe qualcosa di simile su di sé; perché Calvino è così, come racconta nella lettera a Germana Pescio Bottini “...Sono ancora di quelli che credono con Croce che di un autore contano solo le opere [...]. Perciò dati biografici non ne do, o li do falsi, o comunque cerco sempre di cambiarli da una volta all’altra”. Non ama parlare di sé ma adora giocare con le parole, il cinema, i fumetti e soprattutto leggere tutto ciò che è ricco di sostanza poetica. Si definisce un lettore onnivoro, un esploratore letterario che sonda un terreno ampio e ancora poco conosciuto al tempo; legge da Omero a Kipling, da Manzoni a Dostoevskij, da Maupassant a Kawabata senza precludersi nulla.

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Italo Calvino credits: Wikipedia

Per comprendere appieno questa figura dobbiamo partire dall’inizio: Calvino nasce il 15 ottobre 1923 a Santiago de las Vegas, una piccola città nei pressi di L’Avana dove la famiglia si era trasferita per il lavoro del padre, Mario, agronomo. Nel 1925 la famiglia Calvino torna in patria, a Sanremo, portando con sé la propria singolarità: un ampio nucleo familiare che vede al suo interno scienziati, liberi pensatori e accademici, come la stessa madre di Calvino, Evelina Mameli, laureata in Scienze Naturali, o lo zio materno, chimico sposato a sua volta con una chimica. Si tratta di una famiglia “consacrata” alla scienza, animata da uno spirito riformista con tendenze pacifiste e, tendenzialmente, laica che lascia al giovane Calvino la possibilità di seguire le proprie convinzioni: diventerà, infatti,  l’unico letterato della famiglia. 


Il primo vero incontro con la lettura avviene nell'adolescenza coi volumi del Libro della Giungla. Da questo contatto, Calvino matura l’obiettivo di ricercare sempre il piacere della lettura procuratogli da Kipling. E’ quindi così che il giovane scrittore darà sfogo alla sua vena creativa approcciando il fumettismo, appassionandosi alla cinematografia e venendo a contatto per la prima volta con i classici della letteratura internazionale.


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L’idea di Calvino

Una delle riflessioni più significative lasciateci da Calvino è proprio riguardo a ciò che più di tutto ha contribuito alla sua formazione: i classici. Nel 1981, lo scrittore sanremese pubblica un articolo su L’Espresso intitolato Italiani, vi esorto ai classici: all’interno del testo Calvino ricerca la definizione canonica del “classico”, raccontandone con ironia e spirito critico le diverse sfaccettature.


La riflessione inizia con la considerazione che, solitamente, parlando di classici si fa riferimento a dei testi che, nella maggior parte dei casi, si rileggono e con i quali si è venuti a contatto per la prima volta durante la giovinezza. Nonostante questo, precisa Calvino, anche un primo approccio in età adulta non è da considerarsi meno meritevole di attenzione, in quanto, se la gioventù conferisce a ogni esperienza l’importanza delle prime volte, l’età avanzata permette di cogliere e apprezzare un testo su più livelli, scovando piccole lezioni di vita già apprese da tempo. Il passaggio della lettura, o della rilettura, risulta fondamentale per far sì che un testo offra al lettore la possibilità di trovarvi nuovi spunti a prescindere dal periodo della vita in cui viene letto, poiché “Se i libri sono rimasti gli stessi [...] noi siamo certamente cambiati, e l’incontro è un avvenimento del tutto nuovo”.  

Arriviamo, quindi, alla conclusione che un classico sia un libro che non ha mai finito di dire quello che deve.


Genealogia e responsabilità educativa

Un altro aspetto su cui Calvino si focalizza è quello genealogico: ogni classico rappresenta ciò da cui, attraverso le più svariate fasi, deriva la letteratura contemporanea. I classici, in molti casi, hanno inaugurato generi, tipologie di personaggi e stili narrativi che, attraversando le varie epoche, sono arrivati ai giorni nostri. Calvino si sofferma, inoltre, sulla responsabilità di scuola e università di palesare questo passaggio del testimone, accusando le istituzioni di allontanare gli studenti dalla lettura diretta dei testi in favore di apparati critici più sintetici. Scuola e università avrebbero inoltre il dovere di educare allo sviluppo di un apparato critico che si basi sui gusti personali in grado di dare a ognuno gli strumenti per individuare i propri classici. 


Perché leggere i classici: Definirsi e guardarsi intorno

Ma i classici come si rapportano al giudizio? A proposito di questo aspetto, Calvino afferma che questo sia un requisito del classico che, pur essendo costantemente sotto analisi, non perde mai la propria credibilità.


Un’ennesima considerazione viene fatta da Calvino: il classico che più si presta a ognuno di noi è quello in base al quale ci definiamo, che ci è necessario per descriverci. Sempre in merito ai classici, Calvino,  si sofferma anche per parlare di una caratteristica dei testi fondanti che si basa sulla loro capacità di rappresentare il passato e allo stesso tempo di essere la chiave che ci permette di confrontarlo con il presente. L’autore infatti parla di una necessità tanto grande di recuperare questi testi, quanto di leggere i contemporanei in modo da poter osservare il presente con consapevolezza; come se il classico fosse un rumore di fondo costante del quale l’attualità non può fare a meno.



Dalle sue considerazioni emergono chiaramente molte delle caratteristiche stilistiche e idealistiche di Calvino: la sua ironia, la sua intraprendenza e la sua capacità di toccare ogni argomento con delicatezza e precisione. Ciò che lo anima sono degli ideali o, per meglio dire, degli obiettivi sociali come la divulgazione, la cura dell’istruzione e la crescita dell’editoria italiana. Potremmo dire che Italo Calvino ci lascia un’eredità letteraria e personale quasi sconfinata, le cui parole mantengono risonanza sopravvivendo al tempo e rendendolo uno degli autori più versatili e apprezzati di tutta la letteratura italiana.


 

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Autrice: Francesca Gasparello


Innamorata dei classici, il gotico e Cesare Pavese. Studentessa di Lettere Moderne classe 2002, fervente estimatrice dei villain.

La trovate su @francesca.https

1 Comment

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Guest
Nov 26, 2024
Rated 5 out of 5 stars.

Ottimo inizio! <3

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