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Writer's pictureMariaconsuelo Tiralongo

Parlarne tra amici: Romanzo vs Serie

Parlarne tra amici è stato uno dei romanzi che più ho apprezzato nel 2022.

Mi era stato regalato nel lontano 2019 da una cara amica, a seguito di un litigio. Storia lunga, pene d’amore, triangoli amorosi e tanti, tanti disguidi e fraintendimenti.

La storia della mia vita pareva intrecciarsi perfettamente alla trama che il libro racconta, ovvero di amici non amici. Amici un po’ amanti e amanti poco amici. Ci si ama e ci si odia ma, soprattutto, non ci si capisce. L’incomprensione su più livelli regna sovrana. Per molto tempo, quindi, Parlarne tra amici è rimasto nella mia libreria. Aspettava e aspettavo anche io che mi chiamasse, che fossi pronta a leggerlo.


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Non è stato amore a prima vista, devo ammetterlo. Lo stile della Rooney è pungente e spigoloso e la totale mancanza di discorso diretto mi ha quasi spinto a interrompere la lettura più e più volte. Ma, alla fine, sono riuscita a terminarlo e anche ad apprezzarlo.

Ricordo che ciò che più mi colpì, a parte una tremenda antipatia per il personaggio di Nick la cui inettitudine è estremamente sgradevole, era la capacità della Rooney di descrivere il disagio esistenziale: avere vent’anni e non essere in grado di vivere, avere paura di tutto pur sentendosi invincibili; quella sensazione a metà tra il “sono troppo vecchia per fare questo ma troppo giovane per fare quest’altro”, le crisi d’identità, la voglia di scoprire e di scoprirsi e la paura di farlo. La Rooney riesce a descrivere tutto ciò in modo autentico e, forse, questo è proprio il pregio migliore del libro.


La trama di Parlarne tra amici

Frances, 21 anni, è una studentessa di letteratura inglese che scrive, sogna e vive all’ombra della sua migliore amica Bobbi, nonché ex ragazza, musa ispiratrice e partner artistica nelle loro performance di slam poetry.


Poi arriva Melissa, scrittrice di professione, la cui intera personalità pare essere modellata solo ed esclusivamente sul suo mestiere. Trentacinquenne, sposata con un attore più giovane di lei che viene sfoggiato come se fosse un toy boy e che fatica a emergere nel campo che ama: Nick.


Le due ragazze conoscono Melissa che, a poco a poco, le introduce nella sua cerchia di amici e, mentre Bobbi si invaghisce della scrittrice, provocando non poca gelosia nell’amica, Frances si innamora di Nick, e da lì inizia un’escalation di avventure/disavventure estremamente confusionarie. Triangoli, persino quadrati amorosi che si snodano in combinazioni strane ma, allo stesso tempo, fin troppo prevedibili.




Questa, in breve, la trama del libro. Ovviamente, non poteva mancare una buona dose di problemi familiari conditi anche con capitoli riguardanti l’endometriosi; capitoli che, francamente, non aggiungono assolutamente nulla al romanzo. Tematica totalmente estranea alla narrativa del libro che pare buttata lì poiché di tendenza.


Voglio dire, ovviamente la protagonista, oltre alle varie crisi esistenziali, all’amore malato e narcisistico che prova per la sua migliore amica che diventa il simbolo di tutto ciò che lei non è ma che vorrebbe essere, una relazione con un uomo sposato e un rapporto quasi inesistente con un padre alcolizzato, doveva soffrire anche di endometriosi.


I personaggi nati dalla penna di Sally Rooney, pubblicata in Italia da Einaudi, troppo spesso sembrano superficiali. Non si va mai oltre l’apparenza e, anche in quelle rare occasioni in cui lo strano rapporto tra Nick e Frances prova ad andare più in profondità, il risultato è estremamente deludente e poco reale.


Le sensazioni descritte dalla Rooney sono veritiere ma i suoi personaggi non rendono loro giustizia.


Parlarne tra amici: la serie tv

Nel 2022 Hulu ha prodotto la trasposizione televisiva di Parlarne tra amici, con Lenny Abrahamson alla regia e Alison Oliver nei panni di Frances, Sasha Lane in quelli di Bobbi, Joe Alwyn come Nick e Jemina Kirke nei panni di Melissa. La serie è molto fedele al romanzo ma questo, purtroppo, non è un punto a suo favore.


Fin dalle prime scene ho provato imbarazzo per la protagonistae per il suo modo così goffo e inadatto di rapportarsi al mondo. Frances trascorre letteralmente 11 puntate su 12 a scusarsi con tutti per il modo in cui reagisce, in cui sente e prova le proprie emozioni, per il suo modo di essere, il che è stato snervante. Mentre nel romanzo della Rooney l’emozione preponderante quando ci si rapportava al personaggio di Frances era la tenerezza, la trasposizione televisiva di Parlarne tra amici rende la protagonista talmente petulante da risultare fastidiosa.


Nella serie, a differenza del libro, i personaggi sembrano quasi caricature stereotipate di sé stessi e l’empatia che già a fatica si provava nel libro viene del tutto spazzata via dal fastidio. Ciò che traina il romanzo per gran parte dei capitoli è quest’attrazione incontenibile tra Frances e Nick che, però, viene malamente rappresentata da Joe Alwyn e Alison Oliver la cui chimica lascia molto a desiderare.




Per non parlare, invece, di Melissa e Bobbi che sembrano esistere solo per far da contorno alle vicende esistenziali di Frances. Uno degli aspetti più positivi che avevo trovato nel romanzo Parlarne tra amici era questa sua sorta di coralità: non era mai davvero solo la vita di Frances o di Bobbi, a poco a poco le loro vicende si univano. La serie tv, invece, offre solo lo sguardo poco attento e reattivo della protagonista. Tutti gli altri personaggi esistono solo in funzione di Frances. Persino il rapporto tra Bobbi e Frances appare solo abbozzato. Non c’è chimica né, tantomeno, complicità. Si fa fatica a credere che le due abbiano avuto una relazione e che siano ancora innamorate l’una dell’altra.


Considerazioni finali

C’è stata una scena tra tutte che mi ha profondamente turbata. Se preferite non avere spoiler, potete skippare fino al prossimo capoverso.

Dopo la rottura di Frances e Nick, lei chiama Melissa che, per vendicarsi, aveva mostrato a Bobbi il racconto che Frances aveva scritto su di lei e che stava per pubblicare, consapevole che Bobbi sarebbe rimasta inorridita dalla descrizione che la sua amica ne faceva. La chiama e pretende delle spiegazioni. Melissa perde la calma, urla, si dispera, le dice che le sue azioni hanno delle conseguenze e che suo marito, per colpa sua, adesso sta di nuovo male. Frances, a questo punto, si scusa di nuovo. Ho pensato che fosse ingiusto il modo in cui tutta la colpa veniva fatta ricadere su Frances. Come se solo le sue azioni avessero delle conseguenze. Ha avuto una relazione con un uomo sposato, è vero, ma non era sua responsabilità evitare che un uomo sposato tradisse la moglie. Com’è che Nick, il “povero” Nick che è la rappresentazione dell’inettitudine, ne esca totalmente indenne? Era lui l’adulto, era lui l’uomo sposato. Non è Frances a doversi scusare.


Probabilmente il motivo per cui questa scena mi ha fatto tanto infuriare risiede nella frammentarietà della rappresentazione cinematografica di questi personaggi. Frances non è la cattiva, eppure appare come tale perché gli altri personaggi esistono solo per dare corposità a lei. Nel romanzo della Rooney non c’erano buoni o cattivi, né vinti o vincitori. C’erano soltanto esseri umani imperfetti che sbagliano e che il più delle volte non sanno come affrontare la vita. Ed era forse questo uno degli aspetti positivi più significativi di Parlarne tra amici che, nella serie, viene del tutto meno. I personaggi tentavano di amarsi, in modo imperfetto, finendo per soffrire e per far del male, ma era parte della loro grande umanità. Il cast scelto non è riuscito a esaltare questo aspetto fino in fondo.


Altra grande tematica del romanzo è l’idealizzazione. Frances, infatti, tende a idealizzare troppo tutti coloro che ama, a partire da Bobbi. Durante una discussione, Bobbi le dice che non sopporta più il peso delle sue aspettative e che lei è e vuole essere libera di essere semplicemente un essere umano e non l’essere perfetto che Frances crede che lei sia. Errore che Frances compie anche con Nick che, a sua volta, la lascia fare, non si espone, gioca, confuso dalla propria esistenza. Tematica a me molto cara fin dai tempi di Paper Towns di John Green ma che, con immensa tristezza, non ho riscontrato nella serie tv di Parlarne tra amici.


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Cast di Parlarne tra amici

Persino il finale mi è risultato più banale e confusionario di quanto non fosse nel libro. Tutto finisce così com’era iniziato, o forse no. Un cerchio che non si chiude davvero ma che causa solo dolore e la frantumazione dell’io e delle aspettative.


La protagonista sembra voler urlare: “hey! Ho solo 20 anni, ti aspetti davvero che io riesca a prendere decisioni sensate?” e forse si arriva persino a comprenderla un po’. Sta solo cercando di essere felice, dopotutto, e se lungo la strada verso la felicità le capita di ferire qualcuno, pazienza. Non si riesce, però, a essere altrettanto comprensivi con il personaggio di Nick, seppur la sua esperienza sembra voler ricordare la continua ciclicità della vita. Dopotutto, avere 20 anni non è così diverso dall’averne 30, 40, 50, 80…. Si vive sempre un periodo nella vita in cui non si è né troppo giovani né troppo vecchi per prendere decisioni. E forse il segreto è proprio questo, smettere di voler fare la cosa giusta a tutti i costi e vivere e basta, perché non si può davvero vivere senza ferire nessuno.


Insomma, a differenza della trasposizione televisiva di Normal People prodotta sempre da Hulu e tratta dall’omonimo romanzo di Sally Rooney, che ha consacrato sul grande schermo Paul Mescal, protagonista anche di Aftersun e Daisy Edgar-Jones, ricevendo premi e commenti entusiastici dalla critica, la serie Conversations With Friends è stata decisamente meno fortunata, a tal punto da essere considerata dai più un vero e proprio flop. Purtroppo, non posso che trovarmi d’accordo. Parlarne tra amici è un romanzo complesso ed estremamente difficile da trasporre sullo schermo. Sicuramente la scelta del cast non ha giocato a favore della riuscita del lavoro di Lenny Abrahamson.


E visti i risultati, la domanda sorge spontanea: avevamo davvero bisogno dell’ennesima serie tv che non è in grado di rappresentare al meglio il senso del romanzo o che, addirittura, fa di peggio, appiattendo ancora di più le personalità spigolose dei personaggi di un’opera tanto complessa?


Se non avete ancora visto la serie, potete recuperarla insieme alle puntate di Normal People in esclusiva su Rai Play. E per quanto riguarda il libro.... beh, non è il romanzo della vita ma vale comunque la pena leggerlo.



 

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Autrice: Mariaconsuelo Tiralongo

Classe 2000, figlia del Mar Jonio e dei Monti Iblei. Da sempre appassionata di letteratura e scrittura creativa, è founder e capo redattrice di Voci di Carta.

La trovate su @mylifeas__c



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Guest
Nov 17, 2023
Rated 5 out of 5 stars.

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