«Era arrivata un giorno con la sua risata che cominciava bassa e finiva alta, aveva comprato una casa nella quale tutti potevano entrare e uscire, […] ed era morta in una vasca da bagno che tutti conoscevamo molto bene, solo perché era in fondo al corridoio, all’esatto opposto della porta di ingresso»
Amore, morte, e legal drama sono i tre ingredienti che, bilanciati con una introspezione psicologica di rara profondità e delicatezza, compongono Chi dice e chi tace, firmato da Chiara Valerio per Sellerio e pubblicato nel 2024, reduce dal successo di Così per sempre (Einaudi, 2022) e La matematica è politica (Einaudi, 2020). Il romanzo di Valerio, tra i finalisti del Premio Strega 2024, è rimasto tra i candidati favoriti fino alla vittoria finale di Donatella Di Pietrantonio con L'età fragile (Einaudi, 2024). L’articolo è suddiviso in:
Una protagonista assente

Vittoria Basile è la protagonista assente di Chi dice e chi tace, ambientato a Scauri (luogo natale dell’autrice), un paese come tanti del litorale laziale, tra gli anni Settanta e i Novanta. Assente perché Vittoria, poco più che sessantenne, muore all’inizio del romanzo, annegata nella vasca da bagno di casa sua, ma presente fino alla fine nella voce narrante di Lea Russo, avvocata di Scauri e affezionata amica di Vittoria. In paese la gente tace, accogliendo la notizia della morte di Vittoria in modo passivo e arrendevole, come una qualunque «disgrazia». Lea Russo è l’unica che dice e che decide di sviscerare, non senza dare fastidio a chi avrebbe preferito restare nel silenzio, le reali cause della morte di Vittoria.
Luci e ombre di Vittoria Basile, protagonista di Chi dice e chi tace
Inizia così l’indagine di Lea Russo, incentrata sulla vita dell’amica a Scauri ma soprattutto sul passato della donna, che pare essere avvolto dal mistero. Vittoria, si è trasferita in paese nei primi anni Settanta, un paio di decenni prima dei fatti narrati, accompagnata da una giovane donna di nome Mara: forse la figlia, forse l’amante, nessuno lo sa con certezza: «Si diceva che Vittoria avesse adottato Mara. Che l’avesse rapita, come per i bambini che sparivano quando il circo levava il tendone e smontava le gabbie. Si dicevano molte cose, e molte di più venivano taciute».
Lavora nella farmacia del paese: a volte curatrice, altre medico, altre ancora esperta erborista. Impossibile inquadrarla con precisione anche professionalmente. Nella sua instancabile ricerca della verità, Lea si rende conto, con amaro stupore, di aver conosciuto soltanto una piccola parte della caleidoscopica personalità dell’amica, quella che Vittoria ha scelto, oculatamente, di mostrare ai compaesani. Della defunta, nonostante la confidenza che tutti hanno con lei, si sa soltanto ciò che si vede in paese, e anche quel poco che si sapeva viene costantemente messo in dubbio.
«Vittoria era come il greco» confessa Lea in una delle pagine finali del romanzo, «aveva lasciato poche tracce e per raggiungere il significato, ammesso che ce ne fosse uno, bisognava procedere ricombinando gli elementi, consci che sarebbe sempre rimasto un margine per l’interpretazione o, nel peggiore dei casi, che nessuna delle combinazioni avrebbe avuto senso».
Scauri: uno scorcio sulla vita di provincia
Chi dice e chi tace è un giallo morbido, dai personaggi rotondi, ben definiti e caratterizzati.
Scauri fa da sfondo alla narrazione, grazie al nitido ritratto della vita di provincia che Chiara Valerio offre attraverso gli incontri quotidiani, le conversazioni, i litigi di Lea Russo.
Un borgo selvaggio, dalla «grazia scomposta», dalle robuste radici che legano gli abitanti al territorio. Un paese da cui è facile andare via ma al quale quasi tutti tornano, come ha fatto la stessa Lea alla fine degli studi. I colori di Scauri si riflettono nella scrittura di Chiara Valerio, vivace, ben ritmata e animata da scorci di oralità, dove tutto è messo sullo stesso piano senza distinzioni tra alto e basso.
La scrittura di Chiara Valerio: tra giallo e romanzo introspettivo
Col procedere della narrazione il lettore si accorgerà presto, con sorpresa, che la morte di Vittoria non è il centro del romanzo ma, piuttosto, una cornice narrativa. Un meccanismo che innesca l’avventura interiore di una donna adulta, Lea Russo, moglie e madre di due figlie, che subisce più di tutti gli altri il fascino enigmatico di Vittoria e che dovrà perciò rimettere in discussione gran parte della sua persona man mano che l’indagine procede.
L’unico dato certo che emerge dalla lettura è l’annegamento di Vittoria nella vasca, dopodiché tutto il resto ricade e fa continuamente ricadere il lettore nel dubbio, in un continuo gioco di specchi fra realtà e invenzione, tra presente e passato. C’è chi dice e chi tace è un libro che si muove a spirali, si annoda nell’aria e si attorciglia su se stesso proprio come la quête romanzesca che Lea Russo ostinatamente conduce dentro di sé prima ancora che nel mondo esterno.
Riflessioni conclusive: un romanzo dalla grazia scomposta
Di Chi dice e chi tace ho apprezzato un aspetto su tutti gli altri, che sebbene possa sembrare scontato merita di essere messo in luce: la trama stessa. Quella raccontata da Chiara Valerio è una storia poetica e straziante allo stesso tempo, che parla del dolore, dello smarrimento e del rimpianto che si prova quando viene a mancare qualcuno a noi particolarmente caro, e di tutte le emozioni contrastanti che ci rendiamo conto di provare quando, purtroppo, oramai è troppo tardi. Per questo ho trovato particolarmente naturale immedesimarmi nei pensieri e negli stati d’animo di Lea Russo.
D’altro canto, ho trovato più volte il ritmo narrativo difficile da seguire, a causa dei numerosi salti temporali tra la vita di Vittoria negli anni Settanta e il presente nel quale si svolge la vicenda, non sempre chiaramente distinguibili. Il flusso narrativo che sgorga dai ricordi e dai pensieri di Lea viene spesso interrotto da eventi, persone o conversazioni che la riportano bruscamente alla realtà, una tecnica scrittoria sicuramente congeniale al genere di storia raccontata ma che può risultare caotica in certi punti, anche a causa della discutibile scelta grafica di non usare virgolette per separare i discorsi diretti dal corpo del testo.
Attraverso le vite delle due protagoniste, l’autrice affronta in questo libro alcuni temi fondamentali che coinvolgono e toccano da vicino le vite di tutti noi, come la libertà di essere sé stessi anche quando ci si scontra con il giudizio altrui, la complicata e graduale scoperta della propria identità e, di conseguenza, il rimettersi in discussione anche quando si è adulti, lavorativamente affermati, familiarmente stabili. Il talento di Chiara Valerio consiste proprio nel saper trattare tutti questi argomenti in modo delicato, spontaneo e naturale nel fluire della narrazione, senza nessuna esaltazione o spettacolarizzazione degli eventi raccontati: sarebbe facile, in un romanzo che parla di amore, di amicizia, di morte, ricadere patetismo o nel sentimentalismo, ma nell’opera di Valerio questo non accade mai.
Chi dice e chi tace è, nel complesso, un romanzo dalla grazia scomposta come la stessa Scauri: anche se attraversarlo costa fatica, la vista finale vale la pena di ogni sforzo fatto.

Autore: Stefano Sbrana
Classe 1998, laureato in Italianistica all'Università di Pisa. Vive perlopiù di gatti, tramonti e pagine di libri.
Da sempre cerca le parole giuste per raccontare il mondo. Ancora non le ha trovate, ma non si dà per vinto.
Potete contattarlo su: https://www.instagram.com/sbranasteff/
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