"Come una cometa bruci di un’energia tutta tua e sfrecci nella vita degli altri prendendo quello che più ti aggrada. Ma non puoi fermare la tua corsa. È così, le vite degli altri le attraversi, e una volta dall’altra parte sei nuovamente nel vuoto."
(Mauro )
Le sue dita picchiettavano inconsapevoli contro il finestrino del treno mentre tutto sfilava velocemente. Mancava poco, forse 20 minuti. Era come sospeso e non sapeva cosa sentire.
Si era immaginato mille volte quel momento preparandosi a dovere, ma non era bastato.
Un'altra delusione.
Ora non sapeva toccarla, percorrerla, bucarla.
Le aveva raccontato tutto: il figlio illegittimo, il tradimento della moglie e la vita con un'altra donna, il secondo fallimento, la sua canoa rovesciata.
Lei lo aveva ascoltato sincera per poi iniziare a intaccarlo con le sue parole. Era stata capace di creare un mondo tutto loro, tanto da farlo dubitare del suo. Parlare con lei era stato un nuovo respiro, possibilità alternative che credeva oramai mancate.
E all'improvviso aveva iniziato a immaginarsela con sé in reparto a compilare cartelle, o in bicicletta ad annusare l'aria insieme, oppure sul divano a consumare pagine a gambe incrociate, e gli era sorto il desiderio di poterla vivere ogni giorno.
Così venne deciso un incontro.
Lo scambio di foto durante la loro corrispondenza era stato il momento più snervante per lui. Si erano rivelate distanze enormi. Lui corpulento e grossolano, lei esile e tenue. Non sapeva che reazioni si sarebbero innescate tra loro e il treno, indifferente alle sue paure, stava macinando velocemente distanze.
Era arrivato.
Aveva il conforto del sole mentre procedeva insicuro verso l'uscita. Si fermò un istante e sentì subito il suo nome. Girandosi la vide, con il suo cappottino bianco e nero e il sorriso incerto. Si abbracciarono impacciati, ognuno stretto nella sua timidezza, poi salirono in macchina procedendo verso il mare.
Mentre camminavano sulla spiaggia, ascoltava il suo parlare incessante, il suo ridere inaspettato. Osservava il procedere scanzonato e ondulato sulla sabbia dove ogni tanto lei si arrestava a osservare l'orizzonte, alzando il viso per scontrarsi con il sole e l'aria.
Lui era cauto: si limitava a sorriderle, a contenere se stesso. Non riusciva a gestirsi nel modo che avrebbe voluto e quindi preferiva tacere.
Fu lei a guardarlo dritto negli occhi e in un istante ad avvicinarsi, baciandolo.
Lui rimase talmente sorpreso che sentì il suo corpo perdere consistenza.
Con la stessa repentinità con cui aveva compiuto il gesto, lei si girò, riprendendo il suo cammino e le sue risate.
Poi risalirono in silenzio in macchina in cerca di un posto tranquillo.
Lui, roso dalla tensione, iniziò a rilasciarla d'improvviso piangendo silenziosamente.
Aveva scordato ogni cosa.
Le sensazioni, gli odori, le emozioni.
Gli era arrivato tutto assieme, soffocandolo.
Chiese scusa e lei semplicemente lo abbracciò.
La sera lui prese un altro treno, stavolta più silenzioso e triste.
Nei mesi seguenti continuarono a scriversi senza risparmio cercando di preservare il loro mondo. Ma il tempo che scorreva e i risicati incontri li portavano a inventarsi sempre più l'altro, nel tentativo di arginare quel senso di solitudine che iniziava a fagocitarli ogni giorno.
Lunghe conversazioni inutili e contorte presero il posto delle appassionate confessioni iniziali, giungendo a intaccare il calore tra loro. I ricordi si tramutarono in sbiadite sensazioni, le consapevolezze in sfuocate intenzioni.
E una domenica nuovamente assieme in stazione, lei, salutandolo come ogni volta, disse semplicemente: "Non sono certa che mi ami".
Lui ne fu trafitto.
Non furono le parole, ma la consapevolezza giunta lampante, assaporata lentamente nella distanza ma percepita ora con chiara certezza: che lei fosse il suo satellite, e che lui potesse vederla solo per un istante nel suo incessante procedere.
Anzi, per la sua perenne corsa ed il suo acceso splendore, lei era la sua cometa. Di quelle che attendi da sempre ma non riesci veramente a cogliere. Aveva passato il suo cielo e ora era oramai lontana, pronta ad attraversarne altri con la stessa violenta intensità, mentre a lui non rimaneva che il buio.
Quel buio che lo aveva sempre impaurito e schiacciato.
Che aveva sempre cercato di tenere in disparte.
Ora strano, meno torbido e rancoroso.
Autrice: Andreina Castagnet
è laureata in Giurisprudenza. Ha svolto un praticantato in Diritto del Lavoro e, per 13 anni, ha lavorato in un'agenzia di lavoro. Attualmente dirige l'attività artigianale di famiglia a La Spezia. Per Andreina scrivere è sempre stato istintivo e divertente.
Coinvolgente nonostante la brevità dei suoi racconti, l'autrice grazie alla sua scrittura ricca di dettagli riesce ad appassionare il lettore. Attendiamo il proseguimento con il terzo racconto. AriB