Stavamo tornando a casa. Pioveva appena, la tipica pioggerella autunnale, sottile e fastidiosa. Lo sguardo rivolto a terra, attento a guidare i piedi lontano dalle pozzanghere. Lei era lì, proprio in una di quelle pozze; quasi affogava nella poltiglia di pioggia e foglie ingiallite.
“Che fai, France? Lasciala là, è sporca e non vale niente”, mi disse Lorenzo.
Una banalissima moneta da un centesimo, gettata a terra da qualcuno a cui non serviva più; usata e buttata via, o magari mai servita.
“Sbrigati, su, non startene lì impalato! Arriviamo alla macchina prima che ci venga una polmonite” continuò.
La pioggia ci aveva colti alla sprovvista. Non avevamo ombrelli e l’auto era distante dal centro dove avevamo appena finito di pranzare. Nonostante le lamentele di Lorenzo, la raccolsi e la strofinai frettolosamente sui jeans ormai fradici. Una volta in auto, infreddolito e zuppo dalla testa ai piedi, la guardai bene. Sul retro era raffigurato il profilo di una donna olandese, anno 2003. Si trattava della regina Beatrice, una moneta poco rara. Niente di eccezionale, una banalità per i collezionisti, ma per me aveva un certo valore: d'altronde si dice che trovare una monetina porti fortuna, e mi piace crederlo.
“Dimmi, Beatrice,” pensai, “quante storie puoi raccontarmi? Quante mani calde, gelide, ruvide, delicate, hai potuto sfiorare? Chi ti ha abbandonata sul ciglio della strada?”.
“Spazzatura insieme alla polvere,” immaginai come risposta, “è questo che si diventa quando quello che hai stampato sulla fronte dice al mondo intero che non vali niente. Un numero e un materiale che mi attribuiscono un valore. Però, se non mi getterai via, ti accompagnerò senza mai pesarti. Non posso comprarti una cena o un viaggio, ma ti prometto che ti porterò un po’ di fortuna. A volte basta soltanto immaginarlo e le cose andranno per il meglio. Se ci credi abbastanza, si avvereranno”.
“Sai, Lore,” dissi, “sono certo che oggi quel colloquio andrà alla grande, sei forte, sicuramente ti richiameranno”.
“Come fai a essere così sicuro? Mi tremano le mani e mi sta tornando su il pranzo, che cazzo”.
“Credo nella fortuna. Tieni questa,” gli diedi Beatrice, “si dice che trovarne in giro una così porti bene. Prendila tu, dividiamoci la fortuna”.
“Funzionerà?”.
“Funzionerà, ma prima devi cambiarti. Conciato così sembra che ti sia appena fatto una nuotata giù al fiume”. Sorrise, come non faceva da giorni.
Misi in moto la macchina e partii.
Autore: Luigi Rizzo
Luigi è pisano, classe 1996 e studia Infermieristica. Chitarrista, bassista, compositore e fotografo. Nel tempo libero scrittore di racconti e poesie. Amante dei negozi di libri e dei caffè letterari, del rum invecchiato e del profumo delle pagine di un libro nuovo.
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