Sole che acceca
ti ho guardato:
i sacrifici d’amore
valgono
o il raggio che ti nutre
poi ti uccide?
L’altare è stato unto
del mio sangue, ed io
capro ancor giovane
mi offro per te. Tu che
sei la morte e il sole
e non hai osato essere folle.
Non ci sei più. Ma ancora io
vorrei
che il mio sacrificio
mi fecondasse.
Vorrei
che bagnato dal sole
asciugato dalle acque
attecchisse
e nel mio florido palpitio
crescesse
quel tuo seme divino
che dà pace
e proviene dal ventre
della tua terra
in cerca di lande fertili
dove abitare.
Io mi farei abitare da te,
e anche abitata
so che non mi perdonerei
la mia adulazione sconsiderata.
O mio Admeto,
ti ho venerato
ma mi prometto questo:
ti ho dimenticato.
Colta da un folle ardore
metamorfosai
in sangue il mio amore
accecato da una vana
sottomissione.
Sole che acceca
ti ho guardato,
io sono morta tu ti sei salvato.
Autrice: Rebecca De Vecchi
Classe 1999, piemontese di nascita e pisana d'adozione. E' laureata in Lettere Moderne ed è attualmente iscritta alla magistrale in Italianistica. Ama la provincia, i libri della biblioteca e il caffè d'orzo. Scrive poesie. Colleziona tazze commemorative della Regina Elisabetta II. E' un'inguaribile romantica. Il suo sogno è tornare indietro nel tempo per frequentare i caffè letterari nella Parigi degli anni '20.
Alcesti è la sua prima poesia pubblicata su Voci di carta.
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