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"Alcesti" di Rebecca De Vecchi

Writer: RedazioneRedazione

Sole che acceca

ti ho guardato:

i sacrifici d’amore

valgono

o il raggio che ti nutre

poi ti uccide?

L’altare è stato unto

del mio sangue, ed io

capro ancor giovane

mi offro per te. Tu che

sei la morte e il sole

e non hai osato essere folle.

Non ci sei più. Ma ancora io

vorrei

che il mio sacrificio

mi fecondasse.

Vorrei

che bagnato dal sole

asciugato dalle acque

attecchisse

e nel mio florido palpitio

crescesse

quel tuo seme divino

che dà pace

e proviene dal ventre

della tua terra

in cerca di lande fertili

dove abitare.

Io mi farei abitare da te,

e anche abitata

so che non mi perdonerei

la mia adulazione sconsiderata.

O mio Admeto,

ti ho venerato

ma mi prometto questo:

ti ho dimenticato.

Colta da un folle ardore

metamorfosai

in sangue il mio amore

accecato da una vana

sottomissione.

Sole che acceca

ti ho guardato,

io sono morta tu ti sei salvato.



alcesti di rebecca de vecchi la settimana creativa vocidicarta.it vocidicarta voci di carta
Credits: @Roomyana


 

Autrice: Rebecca De Vecchi

Classe 1999, piemontese di nascita e pisana d'adozione. E' laureata in Lettere Moderne ed è attualmente iscritta alla magistrale in Italianistica. Ama la provincia, i libri della biblioteca e il caffè d'orzo. Scrive poesie. Colleziona tazze commemorative della Regina Elisabetta II. E' un'inguaribile romantica. Il suo sogno è tornare indietro nel tempo per frequentare i caffè letterari nella Parigi degli anni '20.

Alcesti è la sua prima poesia pubblicata su Voci di carta.

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