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Niente di Janne Teller - Recensione

Updated: Oct 16, 2023


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Niente è un romanzo breve e provocatorio, dell’autrice danese Janne Teller.


Si presenta come un’opera avvincente e a tratti paradossale, che vuole raccontare, oltre a uno dei temi più angoscianti dell’esistenza umana: l’assenza di utilità delle cose, anche una gioventù bruciata, quasi senza vergogna e limite.


Venite alla scoperta di questo piccolo gioiellino insieme a noi.

L'articolo è suddiviso in:


 

Informazioni generali e presentazione del romanzo


Non c'è niente che abbia senso, è tanto tempo che lo so. Perciò non vale la pena far niente, lo vedo solo adesso.

Niente della scrittrice danese Janne Teller è un romanzo breve edito da Feltrinelli, che affronta una tematica molto attraente per il lettore contemporaneo: l’assenza di senso della vita, riuscendo a mantenere accesa l’attenzione del lettore per tutta la durata della lettura. Idealmente si potrebbe collocare tra il rifiuto dei valori e della società de Il barone rampante, con la fuga del giovane protagonista sopra un albero, e l’analisi della violenza e aggressività umana che si annida nei bambini e ragazzi de Il signore delle mosche.


Pubblicato nel 2000 e giunto in Italia nel 2004 con tutt’altro titolo, Niente è stato al centro di vivaci polemiche in diversi paesi europei, principalmente dovuto al fatto che venisse associato al genere del romanzo di formazione e quindi indirizzato a dei lettori molto giovani, sebbene alcuni eventi trattino di tematiche molto sensibili in maniera molto cruda. Per chi fosse interessato alla controversia, rimando a questo interessante articolo del Fatto Quotidiano.


Janne Teller, nata nel 1964 a Copenaghen, è un' autrice di romanzi per adulti e per ragazzi, laureata in Scienze economiche e che ha lavorato fino al 1995 per l’Unione Europea e le Nazioni Unite, per poi dedicarsi completamente alla scrittura.

Esordisce nel 2001 con l’opera L’isola di Odinoche le porta un immediato successo. Inoltre, scrive due opere per ragazzi, Niente e Immagina di essere in guerra.




In un piccolo paese della Danimarca, Pierre Antoine, riconosciuta l’insensatezza della vita, decide di salire sopra un albero di susine, ribattendo ai compagni che “se niente ha senso, è meglio non fare niente piuttosto che qualcosa”. Da quel momento, i compagni di classe di Pierre Antoine cercheranno di dimostrargli che la vita ha un senso, realizzando una “catasta del significato”, inizialmente mettendoci delle foto, dei sandali verdi nuovi di zecca, per poi avvicinarsi a delle scelte sempre più oscure, tragiche e macabre…


La ricerca del senso della vita in Niente di Janne Teller

La tematica dell’assenza di sensatezza nelle cose è il fulcro fondamentale del libro, motivo che muove e determina le scelte intraprese dai protagonisti, in un mondo dove gli adulti sono quasi completamente assenti, che picchiano e abbandonano. Il gruppo di giovanissimi adolescenti si trova quindi spogliato di una guida, di qualcuno che possa aiutarli nel comprendere effettivamente il senso della vita, anche perché, molto probabilmente, neanche gli adulti di riferimento saprebbero cosa rispondere.

Il tema dell’insensatezza della vita, espressa spesso tramite i botta e risposta dei ragazzi e Pierre Antoine, la voce della ragione, è chiaramente il punto di forza dell’opera, in quanto elemento tragicamente umano e parte fondamentale del vissuto collettivo. Chi può dire di non aver mai pensato che la vita non ha senso?


Risposte materiali a domande esistenziali

Interessante anche la scelta di far creare ai ragazzi la catasta di significato, una dimensione materiale, in risposta alle teorie esistenziali, mentali, di Pierre Antoine. L’ho trovata particolarmente emblematica: se da una parte abbiamo Pierre Antoine che indica il cielo, volendo far comprendere ai suoi compagni l’angosciante realtà della vita, i suoi compagni guardano il dito, rimanendo ancorati alla dimensione materiale, proponendo come soluzione un ammasso di oggetti, o quasi.


Adolescenza perduta

Per quanto possa non essere condiviso, un punto debole dell’opera riguarda la rappresentazione dei giovani protagonisti. Sebbene da una parte la crudezza delle loro azioni sia motivata, forse, da un’assenza genitoriale, dall’altra sembra fin troppo estremizzata da risultare innaturale e caricaturale.

Non ho apprezzato alcuni elementi estremamente macabri del racconto e non perché io non sia un’amante del macabro e dei dettagli orrorifici, ma perché mi sono sembrati gratuiti, non ragionati e inseriti principalmente per generare una polemica, in parte piuttosto sterile.


Riflessione finale

L’opera propone un tema accattivante che mantiene alta l’attenzione del lettore, lo stile della Teller è interessante e molto fresco, quindi la lettura scorre con molta facilità.

Tuttavia, alcuni eventi raccontati dall’autrice sembrano spingersi verso una rappresentazione pornografica del dolore: sebbene da una parte eclissi nel raccontare alcuni eventi traumatici vissuti dai bambini, dall’altra eccede in alcune descrizioni gratuite ed estremamente violente e macabre, che non mi hanno permesso di apprezzare l’opera nella sua completezza e mi hanno distratta dalla riflessione esistenzialista che l’opera vorrebbe trattare.


 

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Autrice: Bianca

Sempre in ansia e stressata, è convinta che ogni suo articolo debba essere riscritto completamente. Nella vita di tutti i giorni si fa i fatti suoi, come dovresti fare tu che stai leggendo

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