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"A Tucidide" di Giacomo Tortella

Writer: RedazioneRedazione

Nicola odiava farsi venire a prendere.

Non avere la patente a ventitré anni non lo metteva esattamente a suo agio, ma Diego gli diceva sempre che per lui non era un problema.

Tuttavia, il disagio era inevitabile. Non bastava non pensarci. Come poteva? I pensieri non si scelgono.

La macchina di Diego entrò nella via di casa sua e gli si accostò davanti.

«Non capisco perché ti ostini scendere in anticipo» disse Diego quando Nicola salì.

«Ciao anche a te» rispose allacciandosi la cintura. «È perché mi dispiace farti aspettare.»

«Ma sono sempre in ritardo, lo sai

«Ma io ci spero sempre, lo sai

Diego si sporse dal sedile e lo baciò sulle labbra, accarezzandogli i capelli. Ricambiò la carezza e poco dopo separarono le labbra.

«C’era un motivo per questo?» chiese Nicola.

«Mi andava» rispose Diego. «Comunque, dove andiamo?»

«Tu guida. Decidiamo per strada.»

«Mi piace» approvò mettendo in prima, poi fece inversione e uscì dalla via.

Per un po’ non si dissero niente. Stettero semplicemente uno accanto all’altro a guardare la strada che scorreva, mentre il regolare rombo del motore accompagnava il silenzio senza infrangerlo, rendendo quel momento in qualche modo più intimo. A Nicola piaceva il silenzio, non perché odiasse parlare, ma perché gli ricordava la confidenza che aveva con Diego. “Se non hai voglia di parlare, non devi sforzarti: è normale”, sembrava si dicessero. Non sentivano la necessità di riempire ogni momento vuoto: a loro bastava essere insieme.

Quella sensazione, poter essere sé stessi con qualcuno… era bello, e la bellezza, in qualunque accezione la si intenda, può veramente farci sentire sicuri.

«Come ti è andato l’ultimo esame?» riprese Diego.

«Nulla di che: solo venticinque.»

«Che esame era?»

«Quello che continui a rimandare.»

«Potrei dirtene almeno sei.»

Nicola rise. «Letteratura latina.»

«Mh. Non è nei miei piani per la sessione.»

«Quando mai?»

Diego sbuffò. «Be’, hai imparato qualche aforisma interessante?»

«Perché ti interessano proprio gli aforismi?»

«Per avere qualcosa di interessante da postare sui social.»

«Non so se gli antichi lo apprezzerebbero.»

«Tanto sono morti.»

Nicola sbatté le palpebre, perplesso. Comunque, ci pensò su. All’esame aveva tradotto La guerra del Peloponneso di Tucidide, quindi…

«Il segreto della felicità è la libertà, e il segreto della libertà è il coraggio.»

Diego sulle prime non replicò, poi strinse gli occhi. Stava mettendo a fuoco la strada o pensando una risposta? Be’, non che si potesse essere in disaccordo.

«Non sono d’accordo» disse Diego.

«Cosa?» fece Nicola.

«Non sono d’accordo» ripeté l’altro. «La felicità non dipende per forza dalla libertà: si può essere felici pur avendo bisogno di aiuto, a patto che questo ci venga dato.»

«È un’interpretazione particolare. Quindi per te libertà significa indipendenza

«Anche, ma mi spiego meglio. La libertà, come ogni concetto astratto, si può concretizzare in diverse forme e, per questo, credo che la sua assenza possa tradursi in dipendenza: se per fare quello che vuoi hai necessariamente bisogno di qualcun altro, non sei realmente libero. Da liberi si dovrebbe poter fare ed essere quello che si vuole senza vincoli.»

«Ma allora come puoi dire che si può essere liberi e al contempo dipendenti? Necessitare di aiuto equivale a essere schiavi. »

«Sei davvero estremo! Non è solo essere aiutati, ma essere aiutati da qualcuno che ci vuole bene, che ci dà la sicurezza di essere amati nonostante le nostre difficoltà. È questo che ci fa stare bene. Poi, ovvio, un rapporto del genere va bene solo finché non diventa morboso.»

«Così ti arrenderesti alle tue debolezze» rispose Nicola, sentendosi ipocrita. Lui stesso stava compensando una sua mancanza (la patente) ripiegando su qualcun altro.

Diego roteò gli occhi. «Essere deboli è un nostro diritto.»

«Come può esserlo se esercitarlo nuoce a qualcun altro?»

«Non dovrebbe nuocere, è questo il punto. Se chi ti aiuta ti vuole bene per davvero, lo farà come se fosse un suo bisogno, non un disturbo.»

«Un bisogno in più sarebbe solo un’altra noiosa incombenza da assolvere.»

Diego mugugnò e per un po’ tacque, riflettendo. Non era abituato a pensare velocemente. «Non devi vederla così» disse poi. «I bisogni si soddisfano per essere… soddisfatti. Contenti, in un certo senso. Aiutando si fa un piacere a sé stessi oltre che agli altri.»

«Ma alla lunga aiutare ci darà noia e diventerà un peso, come tutti i piaceri. Anche tu ti stancherai di venirmi a prendere, prima o poi.»

«Ancora con questa storia? Ti ho già detto che per me non sarà mai un problema.»

«Vabbè, bravi tutti a dirlo.»

«Nicola, senti, ci siamo sempre fidati l’uno dell’altro. Ed è questa la base dell’aiuto reciproco: la fiducia. E per fidarsi serve coraggio. Come diceva l’aforisma?»

«Il segreto della libertà è il coraggio…»

«Ecco, tu ti fidi di me. Non ho dubbi: non saresti qui con me altrimenti. Vuol dire che hai coraggio e che quindi sei libero, dunque felice. Perché ti fidi, lo stesso motivo per cui accetti il mio aiuto. E io mi fido a mia volta di te, del fatto che so che non ti approfitterai mai della mia gentilezza. Anch’io sono felice.»

A Nicola si strinse il cuore. Non sapeva come ribattere. Da quanto non sentiva Diego ragionare così? E, soprattutto, era d’accordo con lui.

L’amore ci fa stare bene. Non era troppo semplice per essere vero?

Nicola ripensò al fatto che Diego gli stava dando un passaggio in macchina. Si vergognava: gli ricordava tutte le volte che aveva fallito l’esame di guida, di dover ancora dipendere da qualcuno per spostarsi, di essere meno degli altri. Questo lo turbava. Ma guardando il suo compagno, sentendolo vicino, si chiese qualcosa di più importante.

In quel momento importava?

Diego lo amava, si fidava di lui, soprattutto. E, mentre era con lui, Nicola era felice, patente o meno. L’imbarazzo non avrebbe mai rovinato tutto questo.

Sì, era quella la libertà: poter ricevere aiuto senza vergognarsi. Una sensazione strana, esilarante. La più bella al mondo.

«Sai, hai ragione» disse. «Continuiamo semplicemente ad amare.»




 

Autore: Giacomo Tortella

Giacomo, nato nel 2004, è cresciuto sulle sponde del Lago di Garda. Dopo un infruttuoso anno di Design, si è iscritto alla facoltà di Informatica Umanistica di Pisa. La letteratura è la sua passione e il suo libro preferito è Persuasione di Jane Austen.

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